Sara Ferrari 3BL
Oggetto: Riflessione
Venerdì 27 Marzo tutti noi abbiamo ricevuto una benedizione dal nostro corrente Papa, Francesco. Il santo padre ha deciso di regalarci un poco di speranza, di bene e di amore, i quali, ora più che mai, possono esserci di conforto. Il testo estrapolato dal Vangelo racconta di alcuni discepoli, che trovandosi su di una barca in mezzo a una tempesta, pregano Dio di salvarli, e chiedono urlando al Creatore se Egli non avesse interesse nella loro salvezza. Gesù si trova dalla parte dell’imbarcazione che per prima andrebbe a fondo, ma al posto di agitarsi come i suoi compagni, egli dorme serenamente, e quando le acque e il vento vengono calmate, lui si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero perché si dimostrano sfiduciosi; ma è proprio la fede che alla fine porta tutti i presenti in salvo. Questo episodio rappresenta perfettamente la situazione che tutto il mondo è costretto a affrontare. La pandemia che ha colpito l’intero pianeta è stata una vera e propria tempesta: improvvisa e devastante. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che ci saremmo potuti ritrovare in una situazione così drastica e paurosa. Se ci affacciamo dalle finestre vediamo strade vuote, deserte, e sentiamo un silenzio innaturale, che ci intimidisce. Il mondo si è fermato. È uno scenario che noi immaginavamo impossibile, inconcepibile; tutte le persone correvano da una parte all’altra senza interessarsi a coloro che avevano di fianco, perché impegnate a inseguire i propri sogni, i propri interessi, i propri obblighi, i propri guadagni, i propri impegni… e l’esterno, la natura, la salute, i cari sono passati in secondo piano. Oggi, invece, ci ritroviamo a rimpiangere quei piccoli gesti, che per quanto potessero sembrare banali, oggi sono così importanti e desiderati, ma allo stesso tempo proibiti. Ed eccoci quindi tutti sulla stessa barca, nella stessa situazione, con la paura di non poter tornare alla normalità, di non poter realizzare i propri sogni, di non poter riabbracciare coloro a cui teniamo, di perdere i nostri cari e di non poterli accompagnare nel periodo che precede la loro morte. Ma come dice il testo letto da Papa Francesco dobbiamo rimanere uniti, remare insieme per cercare di ristabilire l’ordine delle nostre vite, e soprattutto non dobbiamo perdere la speranza. Intanto cerchiamo di utilizzare questo tempo per capire cosa è veramente importante per noi, cosa ci manca e di cui non potremmo fare a meno; cerchiamo di capire la bellezza dei piccoli gesti e della natura, che oggi ci sembrano così lontani. Questo periodo di lontananza può servire per unirci e rialzarci con più forza di prima.