Riccardo Di Meglio 3DS
Oggetto: LETTERA SUL MIO PERIODO DI ISOLAMENTO
Durante le vacanze di Natale ho appreso guardando il telegiornale che una grande epidemia , causata da un virus sconosciuto all’epoca, era scoppiata in Cina e stava provocando molti morti tanto da isolare molte città e costringere le persone a rimanere nelle proprie case per evitare il contagio.
Egoisticamente pensavo che si trattava di un virus lontano e mi sentivo sicuro in Italia e speravo solo che il popolo cinese poteva risolvere in fretta e curare i cittadini , insomma avevo la certezza che la medicina e la scienza era in grado di bloccare tutto ma mi sbagliavo. In Italia poi i telegiornali e qualche giornale scriveva di strani casi di polmonite mai visti prima, ma non davo peso sempre perché sicuro che i medici e le medicine potevano risolvere queste strane polmoniti. Improvvisamente, grazie all’intuito di una dottoressa di famiglia di Codogno si è scoperto il famoso “caso 1” di malato di corona virus- Codiv 19- e subito è scattato l’allarme: le prime chiusure hanno coinvolto le scuole, poi gradualmente molte fabbriche, aziende, uffici ed intanto i malati erano sempre di più, sempre più gravi, i morti sempre di più, i posti nelle rianimazioni degli ospedali non c’erano e sembrava di vivere in un incubo.
Le mie abitudini sono cambiate da un giorno all’altro: scuola chiusa, negozi chiusi, allenamenti di calcio fermi, l’isolamento dagli altri, l’impossibilità di uscire se non per lavoro o spesa o necessità specifiche.
Noi ragazzi abbiamo trasformato completamente la nostra giornata: lezioni a distanza, impossibilità di vedere gli amici, i nostri genitori che si esponevano per lavoro o per la spesa a rischi ,la paura che quel virus potesse entrare nella nostra casa e soprattutto la paura legata alla non conoscenza del nemico da combattere: perfino i medici avevano ed hanno ancora posizioni discordanti , i politici si sono trovati a gestire un paese in piena crisi, sanitaria per il numero di morti e malati ed economica ora per i posti di lavoro che intanto sono diminuiti.
Mio fratello ha avuto a metà febbraio una bruttissima influenza e i miei genitori lo hanno isolato subito perché erano impotenti : il medico di base non poteva venire, nessuno veniva a fare un tampone, lui non poteva andare in ospedale, mio padre ha chiamato il numero dedicato della regione Lombardia per sentirsi dire che doveva somministrare solo tachipirina e richiamare solo se le labbra diventavano viola o cambiava il colore delle unghie, insomma solo se era gravissimo ma per fortuna è andata bene ecco …. per fortuna.
E se fosse peggiorato? E se avesse infettato anche noi,magari è successo e siamo asintomatici, cioè non abbiamo avuto i sintomi..insomma rimangono i dubbi.
Una frase mi ha colpito da quando è iniziato questo incubo, un detto che mia madre usa spesso quando ci sono grassi problemi: “ quando c’è tempesta fatti canna” cioè quando non puoi affrontare una cosa più grande di te e sei impotente allora l’unica cosa da fare è resistere, piegarsi, non spezzarsi, aspettare che passi per poi rimettersi in piedi..ed è proprio cosi, resistere è la parola d’ordine che mi ha accompagnato in questi mesi.
Onestamente non riesco a vedere dei lati positivi in questa esperienza: la limitazione della libertà personale perché non si poteva uscire non l’ho vissuta male perché necessaria a evitare altri contagi, quindi una rinuncia che ho fatto per il bene di tutti,mio e della comunità, ma ho letto e sentito tanto odio.
In Italia nord contro sud e viceversa, in Europa lo stesso , insomma frasi offensive , razziste strumentalizzate dai vari partiti politici e dai troppi interessi economici. Notizie false mescolate a quelle vere hanno reso la comprensione della reale situazione molto difficile.
Ancora oggi gli americani incolpano la Cina perché sostengono che sia un virus creato in laboratorio e non l’evoluzione naturale di un virus che ha fatto “ il salto di specie” cioè è passato dall’animale all’uomo.
Forse l’unico rimprovero è quello del ritardo di comunicazione, forse dovevamo essere avvertiti prima dei pericoli, ma solo tra anni credo si saprà come sono andate realmente le cose.
Il maggiore tempo che ho avuto l’ho dedicato a qualche film, documentario, a casa abbiamo parlato di più tra di noi senza correre come dei pazzi , ecco forse questo tempo è servito a farci capire che corriamo troppo e non riflettiamo perché c’è sempre qualcosa da fare, invece riflettere un po’, in silenzio, nella propria camera da soli serve a immaginare e fare un po’ l’esame di se stessi.
Molti dicono che questa esperienza cambierà le persone ma il mio pensiero è che nulla cambierà: chi è stato rispettoso, onesto, umano, coraggioso continuerà ad esserlo e chi è stato razzista, egoista, opportunista ed affamato di potere e ricchezza lo sarà ancora di più.
Un fatto è certo: ho capito che la vita può cambiare da un minuto all’altro, che la paura va affrontata e che la prudenza ed il rispetto per il prossimo deve diventare il nostro modo di vivere.