Anonimo 2DL
Oggetto: Riflessione
In queste ultime settimane il nostro stato e la nostra regione stanno lottando contro una minaccia piccolissima: il coronavirus. Questo virus è un virus che comporta una polmonite ed altri disagi respiratori. Il virus ha iniziato il suo viaggio verso il mondo dalla Cina. Un paese grandissimo, il più popoloso al mondo, dove le metropolitane sempre stracolme connettono enormi città con popolazioni inimmaginabili in Europa, come Shanghai; la città più grande del mondo. Da sola comprende poco meno degli abitanti dell’intero Nord Italia. Queste enormi città, grandissime ma anche lontanissime tra loro, sono connesse tutti i giorni da aerei e dai “treni proiettile”, dei treni che corrono così veloce da far sembrare i nostri freccia rossa dei treni regionali. La città di Wuhan è situata nell’immediato entroterra cinese, ed ha circa 11 milioni di abitanti. E’ da lì che tutto è partito. Fino a febbraio pensavamo che tutto ciò fosse estraneo a noi, quando un giorno è arrivata la notizia che a Codogno c’erano dei contagi. La sera del giorno dopo i contagi erano 39, la sera successiva 115. I supermercati si sono svuotati. Il tempo è andato avanti: la Lombardia ha cominciato ad essere il “focolaio d’Italia”, i casi sono aumentati, i treni diretti al sud sono stati presi d’assalto, e l’Europa centrale ed il mondo hanno colto l’occasione per discriminarci; come sono soliti fare. Ora siamo qui, in quarantena. Sono dei giorni che non vengono riempiti con la scuola, col tornare a casa con gli amici, coi compiti, con l’uscire il sabato pomeriggio a mangiare il gelato. E’ molto difficile. C’è molto tempo a disposizione, e questa non è sempre una cosa positiva. Anche se in questi giorni non sta capitando, quando ho tropo tempo così finisco col deprimermi. Non avere una routine scandita, non vedere i tuoi più cari amici per molto tempo mi porta al pensare troppo, e a me non piace. Tuttavia sto passando questi giorni molto serenamente. Fino a settimana scorsa io ed Anna ci vedevamo per fare le video lezioni, ma non ci vediamo più da quando la situazione si è aggravata. La mattina ci sono le video lezioni, al pomeriggio faccio i compiti e la sera chiamo Anna ed Alice, con le quali parlo e rido. La routine è piuttosto scandita. Inoltre ieri ed oggi mi sono stati regalati da dei miei coetanei dei bellissimi siparietti: davanti a casa mia c’è un giardino con le panchine, dove dei ragazzi stanziavano in compagnia. La polizia è arrivata. Il capobanda, un ragazzo ciccione, ha risposto male al poliziotto, che ha dato loro una multa. La stessa scena si è ripetuta oggi. Stessi ragazzi, ma il triplo dei poliziotti. Sono stati chiamati anche i genitori, che rabbiosi verso figli hanno pagato una nuova multa. In questi giorni mi sto anche riguardando in tv i miei cartoni preferiti delle elementari, ed ho anche ritrovato il filo con il quale sempre alle elementari facevo delle figure strane coi miei amici, usando il filo ed attorcigliandolo fra le dita. Ovviamente ci ho rigiocato, ma non ricordo tutto. Tuttavia si vedono persone insofferenti alla quarantena, che io sto rendendo più bella a modo mio. Alcuni non riescono a stare a casa, ma secondo me non capiscono la gravità della situazione. Il sistema sanitario lombardo è stressantissimo, e per trattenere il contagio si può solo stare a casa. Ci vuole molta volontà, anche perché l’Italia non può obbligare la gente a stare a casa con la forza come è successo in Cina, dove il governo è diverso e può farlo. Intere città cinesi sono state messe in quarantena, come mai Milano, che in Cina sarebbe una cittadina, non riesce a chiudersi in casa? E io mi immagino gli ebrei, che con Hitler sono stati chiusi in spazi angusti per molto più tempo rispetto a quello a noi chiesto. In confronto, la nostra breve quarantena sarebbe una quarantena da re in confronto alla loro. E’ giusto non creare troppo allarmismo, ma anche prendere la cosa sottogamba è sbagliato. Ci sono persone che rischiano di morire. Ho sentito che qualche giorno fa c’erano solo 6 posti di terapia intensiva in Lombardia, non so adesso. 6 posti per 10 milioni di abitanti sono pochi, e l’idea che in futuro dovranno scegliere chi curare non mi piace affatto. L’importante è essere uniti. Noi italiani siamo una popolazione variegata; con tantissime tradizioni differenti, usanze, dialetti e chi ne ha più ne metta. Spesso e volentieri parliamo male del nostro paese, ma quando si tratta di essere compatti e difenderlo siamo bravissimi. In questi giorni stiamo tutti facendo il tifo per l’Italia. Dalle finestre stasera alle 18 si sentivano suonare un violino ed una tromba, alla fine abbiamo tutti applaudito. Sfidiamo le cose che all’estero dicono su di noi, ci facciamo valere e difendiamo l’Italia. Girano sui social molti video, e questo grande senso di unità è un segno di speranza. Ricorderò sempre questo periodo in cui siamo chiusi in casa, in cui l’unità e il senso civico sono le cose più importanti.