Ultima modifica: 4 Giugno 2020

Alessandro Cifani 4AL

Oggetto: Riflessione

La realtà quotidiana è stata cambiata. Il popolo italiano è stato “rilegato in casa”, in una quarantena  documentata sui social ogni momento del giorno.

Quando ho saputo delle restrizioni mi sono chiaramente rattristato per la situazione, ma mi sono immediatamente reso conto del bene che si potrebbe fare restando semplicemente sul proprio divano.

Vorrei soffermarmi sulla maggior parte degli italiani, quelli che seguono le regole, quelli che restano a casa. Mi commuovo quando penso al personale sanitario, alle forze dell’ordine e a tutti quelli che in questa emergenza stanno lavorando per salvare il nostro Paese. Uno dei modi con cui possiamo contribuire è stando in casa.

Nello stato in cui versiamo ho riscoperto un senso di patriottismo che non pensavo assolutamente di avere. Io mi sento fiero di essere italiano.

Ahimè non sempre. Per esempio quando si insultavano i cinesi accusandoli di essere gli untori, e adesso siamo noi i discriminati. Mi arrabbio quando nei supermercati non c’è più cibo che è stato svaligiato da persone in preda alla paura e vedo madri piangere perché non possono comprare il latte per propri figli.

Non sono fiero di essere italiano quando sento “è solo una brutta influenza” e quando vedo scappare persone dalla zona rossa mettendo a rischio la salute dei propri cari.

Le persone che continuano a uscire senza un valido motivo le trovo disgustose.

Non mi sento italiano per tanti motivi ma mi sento tale per altri. E voglio celebrali. Vorrei che ci si ricordasse di questo particolare periodo storico perché l’Italia si rialzerà più forte e unita di prima. O almeno così mi piace pensare.