Ultima modifica: 3 Giugno 2020

Edoardo Federici

Oggetto: Riflessione

Cara Prof.ssa Duca,

la situazione è gravissima, non avrei mai pensato di ritrovarmi in quarantena, chiuso in casa. Adesso che però sto vivendo questo momento, quando la sera siamo io e tutta la mia famiglia insieme a mangiare, quando ci ritroviamo tutti insieme sul divano a guardare un film, mi accorgo di quanto ci stia facendo bene passare del tempo tutti insieme.

 Ovviamente mi manca uscire, stare con i miei amici e passare del tempo all’aria aperta, ma questa situazione di emergenza penso che abbia smosso in noi un senso di appartenenza allo stesso paese molto grande, cosa che da tanto non succedeva in Italia. Nel mio quartiere, alle 18:00, quando da qualche balcone risuona il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro, vedo che tutti affacciati lo cantiamo, non ci si chiede più il paese o la regione di appartenenza, ma lo si canta.

Credo il mondo sia stato un po’ più egoista del solito nell’ultimo periodo, quasi nessuno si è interessato a tutti i paesi colpiti da questo virus, nemmeno l’Europa di cui facciamo parte. Credo che un grazie vada a tutti quei paesi che nell’ultimo periodo ci hanno aiutato mandandoci mascherine, macchinari, respiratori e perfino medici.

D’altra parte penso che per quanto possa essere significativa una preghiera del Santo Padre, in questo momento di pura crisi sanitaria, in cui gente innocente e fragile sta morendo, siano più importanti aiuti concreti.

Il vero grazie va a tutto il personale sanitario, che sta lavorando nonstop giorno e notte par aiutare i loro fratelli e sorelle. Loro sono i nostri eroi, spero che dopo che tutto ciò sarà passato venga riconosciuto loro un monumento, il quale ricordi tutti gli sforzi che hanno fatto per noi.

Cordiali Saluti.

Federici Edoardo